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Oddenino - Conferenza -

Contenuti della relazione

del Prof. Alberto Oddenino

Il testo è stato rielaborato ed ampliato a cura della Prof.ssa A. Ghibaudi

Consulenza tecnica: prof.ssa Cristina Lombardi

Capire le radici dell’integrazione europea significa anche capirne i limiti che a tutt’oggi sono evidenti. Capire questi limiti significa non arrendersi ad essi, ma sollecitare uno spirito europeista presso le giovani generazioni che sia fortee radicato per motivarli nel cammino, irto di difficili scelte,verso un futuro di pace.

Quando gli Americani lanciarono il Piano Marshall condizionarono il loro sostegno al fatto che l’Europa avrebbe dovuto gestire in modo concertato gli aiuti: si chiese dunque ai paesi europei, usciti dal dramma della Seconda guerra mondiale, coesione.

All’epoca si imboccò la strada che si riuscì ad imboccare: cioè si concepì l’integrazione a partire dalla condivisione degli interessi economici.

Questa impostazioneè quella che va sotto il nome di FUNZIONALISMO, propugnato da Jean Monnet ( che era stato segretario della Società delle Nazioni).

Oggi è chiaro che l’idea e la prospettiva originaria furono piuttosto modeste, ma bisogna essere consapevoli che questa fu l’unica soluzione ragionevole ad effettuarsi.

Si partì all’epoca con un’integrazione graduale delle economie europee, passando per il settore cruciale, che era quello del carbone e dell’acciaio, le materie prime fondamentali per la ripresa industriale. Ecco chiarito perchè quando si parla di Europa si cita in primis la CECA.

Alcune precisazioni di metodo.

Per raggiungere l’integrazione graduale si possono percorrere strade diverse:

  • METODO COMUNITARIO: è quello che porta alla vera e propria compenetrazione,perchè prevede la dismissione di alcune parti di sovranità da parte degli stati, che riconoscono qualcosa di superiore a sè. Le norme emanate dalla comunità valgono per tutti gli stati che ne fanno parte senza che sia necessaria l’unanimità degli stati medesimi nell’approvazione delle norme o dei regolamenti (eteronomia). Esemplificando: noi cittadini italiani ed europei siamo sottoposti a due diritti, quello italiano e quello europeo, ma il diritto europeo non passa attraverso lo stato italiano, che riconosce un’altra entità a cui sono demandate alcune sfere di competenze legislative.

  • METODO DELLA COOPERAZIONE INTERGOVERNATIVA: gli stati decidono di concertare l’esercizio di determinate competenze ed il metodo è governato dalla somma delle volontà dei singoli stati; in altre parole questo è il metodo in cui tutte le decisioni devono essere prese all’unanimita’, e che fa salva la sovranità di ogni singolo stato che superiorem non recognoscens. E’ abbastanza scontata la conseguenza del metodo della cooperazione intergovernativa, che è quella di non consentire di realizzare obiettivi alti di integrazione, essendo molto difficile giungere a votazioni all’unanimità su questioni spinose.
  • METODO FUNZIONALISTA : come sopra precisato è quello proposto da Jean Monnet e dimostrò di poter funzionare nella graduale integrazione economica degli anni Cinquanta. Vale la pena insistere su questo concetto di gradualità. “L’Europa non è mai esistita e si deve onestamente provare a crearla” ammise proprio Jean Monnet. Analoghe erano state le considerazioni diun altro dei padri dell’Europa, Robert Schuman, il quale aveva detto che l’Europa non si sarebbe fatta “in un sol colpo nè attraverso una costruzione d’insieme”, bensì mediante una serie di “realizzazioni concrete” tali da creare “ una solidarietà di fatto”. In sostanza si trattava di promuovere delle “interdipendenze”; e solo una volta che queste si fossero consolidate, si sarebbe potuto mirare a obiettivi più impegnativi ma pur sempre ragionevoli e praticabili, che non rimanessero delle semplici mozioni d’intenti. Questa linea di condotta “funzionalista” diverrà nel corso del tempo una sorta di precetto pedagogico. D’altra parte, se la messa in comune delle risorse economiche andava anteposta (a differenza di quanto era avvenuto in passato nella formazione degli Stati nazionali) al progetto di un’unione politica, ciò si spiegava, a detta di Monnet, con un motivo fondamentale da cui non si poteva prescindere. Ossia, che per “unire gli uomini”, per farne a poco a poco dei “cittadini europei” occorreva instillare loro lungo la strada, la convinzione dei vantaggi e dei benefici materiali che essi potevano trarre reciprocamente dagli sviluppi del processo d’integrazione”. ( Valerio Castronovo, L’avventura dell’unità europea,pagg.23-24, Einaudi 2004 )
  • METODO FEDERALISTA:a concepire il primitivo progetto di Europa libera ed unita furono tre militanti antifascisti confinati nell’isola pontina di Ventotene: Ernesto Rossi (aderente al movimento di Giustizia e libertà), Eugenio Colorni (socialista , militante nel partito di Nenni e Pertini) ed AltieroSpinelli (ex dirigente comunista poi aderente al Partito d’Azione). Dei tre fu quest’ultimo che si battè alla ricerca di un’alternativa politica agli antagonismi nazionalistici. Fu lui a redigere buona parte del celebre Manifesto di Ventotene. Il manifesto fu completato nel 1941 e poi, diffuso dapprima clandestinamente, diventò nel dopoguerra la Bibbia del movimento europeista, poichè conteneva un vero e proprio programma di azione politica: creare un partito rivoluzionario federalista che avrebbe contribuito a fondare l’Unione europea con a capo un governo direttamente responsabile di fronte ai popoli, da cui verrà direttamente eletto. Precursore del pensiero federalista fu Luigi Einaudi, come si legge in un saggio da lui pubblicato nel 1918 con lo pseudonimo di Junius. Einaudi aveva affermato che non si sarebbe giunti ad annientare il virus del nazionalismo e a garantire una pace duratura se fossero rimasti in vita i poteri illimitati dei singoli Stati. E che pertanto era indispensabile creare un’istituzione politica di carattere federale a cui fosse riconosciuta “una sovranità diretta sui cittadini dei vari Stati, con diritto di stabilire imposte proprie, di mantenere un esercito supernazionale e padrona di un’amministrazione sua diversa dalle amministrazioni nazionali” (...)Einaudi si ricollegava al pensiero federalista inglese, in particolare all’opera di John Robert Seeley, che aveva identificato in una forma di governo sovranazionale l’unico sistema politico in grado di garantire, insieme all’eliminazione dei conflitti tra gli stati, anche lo sviluppo di istituzioni parlamentari democratiche ( Valerio Castronovo, L’avventura dell’unità europea,pag. 5, Einaudi 2004 ).

TAPPE più significative della storia dell’Europa

  • CECA
  • EURATOM
  • MEC
  • CEE
  • UE

Il valore fondante delle tappe sommariamente indicate è quello liberistico della libera circolazione delle merci, dei capitali e delle persone; quindi lo Stato è superato, in quanto per esempio rinuncia ai dazi sulle merci, cioè rinuncia a quella serie di prerogative che consente di entrare in una sfera superiore ed eteronoma.

Alla rimozione degli ostacoli per favorire la libera cIrcolazione si affianca il filone delle politiche comuni (per esempio la PAC, la politica agricola comune).

L’altra direttrice perseguita politicamente è l’allargamentoprogressivo degli stati aderenti alla comunità: si passa da 6, a 12, poi a 15 per arrivare all’Europa dei 25 sancita nel maggio 2004: quest’ultimo allargamento è stato dirompente per quantità di popolazione e per spazio geografico.

Anche in questo caso si contrappongono due visioni diverse di cosa potrà diventare in futuro l’Europa: l’allargamento (che sottende una visione aperta) va certo a discapito dell’approfondimento dell’integrazione europea (che di fatto è più semplice da ottenersi se il numero degli stati rimane limitato e se minori sono le differenze culturali e storiche): ma l’approfondimento è certo portatore di una visione chiusa.

Dietro ad ogni scelta è bene poi non dimenticare che ci sono ragioni politiche, storiche ed ideologiche.

Va altresì ribadito che non c’è mai stato un vero e proprio momento costituente; ci sono state invece diverse tappe di revisione dell’originario Trattato di Roma, di cui la più innovativa è stato il trattato di Maastricht del 1992, perchè è il trattato che sancisce la nascita dell’UNIONE europea, un concetto diverso da quello della COMUNITA’, poichè la ingloba e vi aggiunge i filoni della politica estera, della sicurezza comune, della polizia e della giustizia. E’ il trattato che per la prima volta supera la logica funzionalista di Jean Monnet.

E’ pur vero che l’UE non possiede strumenti adeguati per perseguire i filoni evidenziati, poichè è mancata fino ad oggi da parte degli stati la volontà politica di cedere quote di prerogative in materia di giustizia e sicurezza.

I successivi trattati di Amsterdam (1997)e di Nizza (2001) propongono ritocchi non sostanziali, tecnici e di non grande sostanza.

Venendo alla stretta attualità il Prof. Oddenino manifesta tutti i suoi dubbi circa gli esiti della firma del Trattato che istituisce la Costituzione Europea così sintetizzabili:

  • Ogni stato membro dovrà procedere nella ratifica del Trattato e questo non è detto che avvenga, poichè i paesi sono 25 e poichè in molti paesi la procedura richiede un referendum popolare dall’esito non scontato. La Costituzione non potrà però entrare in vigore se non ci sarà la ratifica di tutti e 25 gli Stati.
  • Quando a Laeken si è scelto l’ambizioso termine di Costituzione, sarebbe stato meglio intendersi sul valore da attribuire a questa parola; il testo siglato a Roma è ben differente da quello di una Costituzione nazionale, perchè non è un testo snello, come di regola deve essere una costituzione, che deve indicare principi generali; attualmente invece il testo è superiore alle 200 pagine dattiloscritte ed ingloba la Carta dei diritti di Nizza.
  • La citazione di Tucidide, apposta in calce alla Costituzione, è infelice, decontestualizzata, distorta e forzata in senso retorico, come ha dimostrato il grecista Luciano Canfora
  • Questa Costituzione in realtà è rimasta a livello di uno dei tanti Trattati precedenti.

I dubbi sono legittimi, ma al “pessimismo dell’intelligenza” sentiamo di opporre “l’ottimismo della volontà” e pertanto ci preme sottolineare come a proposito della ratifica altri specialisti siano di diversa opinione. Per esempio Gian Luigi Tosatto (Università La Sapienza di Roma) ed Ettore Greco (Istituto Affari Internazionali di Roma) ritengono che in caso di mancata ratifica di uno o più stati membri, si potrebbe fare ricorso ad una revisione del Trattato costituzionale, oppure attribuire agli stati membri non ratificanti uno status particolare dentro l’Unione o uno status particolare fuori dall’Unione.

Nel caso poi della disputa terminologica sull’opportunità di parlare di costituzione, ci pare che il termine apra ad una “prospettiva alta”, che la politica deve impegnarsi a rendere attuabile.

 

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