Cuore della nostra cultura
Nicola Gardini, latinista italiano, docente di Letteratura italiana e comparata ad Oxford, è autore del volume "Viva il latino. Storie e bellezza di una lingua inutile" (Garzanti), attualmente in libreria, che si è rivelato un successo editoriale. Riportiamo alcuni stralci di un’intervista al docente, realizzata da M.Sacchi e pubblicata il 29 gennaio su un noto quotidiano. Professor Gardini, è stupito da questo successo editoriale? “In effetti è stato gratificante. La cosa che mi rende più felice è demolire un pregiudizio. Ovvero quello che il latino non piaccia e non serva più. Evidentemente chi ama il latino non grida, al massimo, in silenzio, va in libreria. A gridare forte è chi scredita il latino e le sue potenzialità formative in nome di un concetto molto fallace di modernità. Ma non è detto che rappresenti la maggioranza.(…..) E le persone che si rendono conto che il latino è la nostra radice culturale sono moltissime”.
Immagino per lo più studenti….. Non solo, ma anche persone che non hanno mai avvicinato il latino ma ne riconoscono il valore. (…..) E’ la nostra radice. Le persone lo sentono. Gli appartiene a prescindere, in maniera quasi istintiva. Non si tocca un parente, non si svende una casa di famiglia, non si buttano le fotografie degli avi o i loro mobili. Ecco, verso la lingua di Cicerone e Cesare il sentimento è analogo. Chi vorrebbe svalutarla in favore di materie più “monetizzabili” non tiene conto di tutte queste cose. Non si può negare ai ragazzi la possibilità, non l’obbligo, ma la possibilità, di diventare attraverso il latino un certo tipo di esseri umani. E anche questa idea della lingua morta… Il latino è il cuore dell’umanesimo, il latino di Pascoli è vivissimo. Il latino è uno strumento per capire la morfologia del presente”(….) In Inghilterra il latino è diventato una cosa seria. E adesso sta diventando importante anche in Cina. Entriamo nell’anno Ovidiano e a Shangai hanno organizzato un convegno importantissimo. Non rendersi conto di quanto conti il latino è una forma di provincialismo."
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